IL MAL DI TESTA E IL SUO IMPATTO SOCIALE

L’emicrania è una patologia neurologica che si presenta con episodi ricorrenti di dolore alla testa che durano oltre 2 ore consecutive e possono protrarsi fino a 3 giorni. Gli attacchi possono essere molto frequenti e nelle forme croniche la cefalea supera i 15 giorni al mese e può divenire quasi quotidiana. Il dolore, spesso intenso e pulsante, si associa a nausea, vomito, aumento della sensibilità alla luce (foto-fobia) e al suono (fono-fobia) e, in qualche caso, tende ad aggravarsi a seguito dell’attività fisica. Il picco di frequenza della malattia si verifica nella fascia d’età tra i 20 e i 45 anni.

L'Emicrania: una malattia sociale

L’emicrania è una “malattia sociale” perché, nei casi più gravi (oltre il 50%), non solo influisce negativamente sulla qualità di vita delle persone, ma comporta notevoli costi in termini di calo della produttività lavorativa pari a 1 giorno di lavoro perso ogni 3 mesi (nel 31% dei casi gravi). E’ quindi importante rivolgersi a uno specialista per evitare che la cefalea diventi cronica, con evidenti vantaggi per la salute e la qualità di vita della persona. 

Soltanto chi ha sperimentato in prima persona un episodio di questo tipo può comprendere il disagio, il dolore e la preoccupazione di chi è afflitto da questo grave disturbo, purtroppo ancora oggi grandemente sottovalutato.

Innanzitutto bisogna ricordare che esistono diverse tipologie di cefalea. Secondo la classificazione proposta dalla Società Internazionale delle Cefalee, i mal di testa si possono suddividere in tre macrocategorie: le cefalee primarie (non causate da altre patologie), le cefalee secondarie (sintomo di altre patologie o conseguenza di eventi traumatici) e le nevralgie craniche (causate dalla sofferenza dei nervi cranici).


Le cefalee primarie

Al gruppo delle cefalee primarie appartengono:

  •  l’emicrania, caratterizzata da dolore unilaterale pulsante di intensità media o forte;
  • la cefalea di tipo tensivo, contraddistinta da dolore bilaterale di intensità lieve-moderata;
  • la cefalea a grappolo, caratterizzata da un dolore unilaterale intenso che può coinvolgere anche la zona oculare;  
  • altre cefalee primarie, comprendenti mal di testa non causati da altre patologie che non rientrano nelle precedenti categorizzazioni.

    L’emicrania infatti è suddivisa in due tipologie: senza aura (ovvero una cefalea pulsante accompagnata da nausea, vomito, ipersensibilità alla luce e agli odori), di cui soffre il 74% degli intervistati, e con aura (accompagnata da un formicolio che si dipana dalle dita al volto, da debolezza muscolare e disturbi del linguaggio) di cui soffre il 26%.

Emicrania: alcuni dati utili

Alcuni dati raccolti da studi scientifici autorevoli nel settore, dimostrano che la durata media di un attacco di emicrania è di 1,7 giorni, per un totale di 7,9 giorni ogni trenta: questo significa che per più di un quarto di ogni singolo mese (pari a circa tre mesi in un anno) l’emicrania perseguita coloro che ne soffrono.

Anche il livello di interferenza causato dall’emicrania nello svolgimento delle attività quotidiane è risultato significativamente elevato: ben il 52% riferisce una grave compromissione delle attività quotidiane, mentre il 38% di moderato. In particolare a causa dell’emicrania l’84% delle persone che lavorano o studiano hanno un calo dell’efficienza e del rendimento, il 76% deve rinunciare a svolgere i lavori domestici, l’80% è costretto a non partecipare ad attività famigliari ed il 60% rinuncia ad attività sessuale.

L’ultimo dato peculiare riguarda le tempistiche trascorse tra il primo attacco di emicrania ed una visita medica: il 63% si rivolge al medico entro l’anno, il 10% entro due, mentre il rimanente molto dopo. Contando che la diagnosi avviene mediamente dopo 5,7 anni dalla prima visita (e solamente grazie al neurologo o ad un centro specializzato in cefalee), il tempo trascorso tra i primi sintomi e la diagnosi risulta essere in media di sette anni.

Combattere il mal di testa

Uno stile di vita salutare è certamente di giovamento ai pazienti con emicrania, mentre l’eccesso di caffè, fumo, stress, digiuni prolungati, sono invece considerati tra i ‘fattori scatenanti’. Ma l’approccio farmacologico è certamente il più efficace perché consente di ridurre la gravità dei sintomi e il dolore correlato agli attacchi di cefalea, evitando che il disturbo si cronicizzi. 

Negli ultimi anni la fisioterapia ha avuto un’evoluzione notevole riguardo al trattamento del mal di testa, in particolare la cefalea tensiva e l’emicrania.

In particolare è fondamentale la prima valutazione fisioterapica per accertarsi quanto le disfunzioni del tratto cervicale influiscano sul mal di testa.

Per maggiori informazioni leggi l’articolo su Mal di testa e fisioterapia.

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